A Nord ovest di Cicciano, e precisamente sulla
destra di via Caserta, quasi ai piedi del Monte Fellino,, trovasi un Tempio
dedicato all'Augusta Regina degli Angeli.
Alle
spalle del Santuario si erge Monte Fellino, che per il suo passato, fu celebre
per la lotta tra le legioni romane e i Cartaginesi di Annibale, la cui
battaglia si svolse presso Nola, ed ebbe il riepilogo di definitiva vittoria
preso il Monte suddetto. I legionari romani, scesi dalla valle opposta al Monte
Fellino, presero, alle spalle l'esercito invasore, il quale circondato ed
incalzato da sud dai Nolani, da nord dai legionari di Marcello, fu sconfitto, e
dovette ritirarsi presso Capua. La via ove scese il condottiero romano, anche
ora è chiamata « Via Claudio Marcello ».
Da
questa via è sceso, durante il suo pellegrinaggio (tra il 1130-1133), San Guglielmo
da Vercelli; il quale costruì una chiesa dedicata alla Vergine Santa, con un ospizio ove i frati potessero sostare nel tragitto
che facevano tra il monastero di
Monte Cassino e quello di
Montevergine, probabilmente sulla base di una vecchia edicola o di una
fabbrica di laterizzi di epoca romana.
Dopo
la morte di S. Guglielmo, l'ospizio passò sotto la giurisdizione di
Montecassino e vi rimase per più secoli.
Un
vecchio decreto del Re Roberto D’Angiò, del 1311, disponeva che si fosse
provveduto all’espurgo delle acque nella zona del monte Fellino Molto
probabilmente, in base ad un’ipotesi da noi formulata, dato che il vecchio
ospizio fu eretto antistante il letto del torrente Sasso, è probabile che
durante una violenta alluvione una cappella appartenente all’ospizio e situata più
in basso, venne in parte distrutta. Fù poi edificato nel 1315, sempre in base
alla nostra ricostruzione, una chiesa dedicata a Santa Maria de Novo o della
Nova, cioè nuova al di sopra della vecchia cappella.
Questo
aggettivo della Nova non si spiegherebbe se non ci fosse stata la necessità di
specificare che sia stata creata una nuova chiesa, dedicata sempre alla
Madonna, diversa da quella vecchia che appunto fu danneggiata durante
l’alluvione. L’ospizio, ad oggi, è di proprietà privata ed è visibile
affacciandosi dal Santuario verso il monte.
Un
altro salto temporale, data dalla mancanza di documentazione, ci porta nel
1656, l’anno in cui comincia la vera storia del santuario della Madonna degli Angeli.
Quell’anno, verso la fine del mese di Maggio, si manifestò a Cicciano la peste
che già desolava la città di Napoli. La prima vittima si ebbe il 3 Giugno, cui
seguì una il 10 e un’altra il 13, dopodiché le altre vennero di seguito. I
Ciccianesi allora si raccomandarono alla Madonna degli Angeli invocandone la
protezione, il giorno 8 Agosto il contagio toccò una cifra mai registrata: 10
morti. Quello stesso giorno i Ciccianesi con a capo il commendatore Don
Girolamo Branciforti di Palermo, si portarono alla piccola cappella con una
processione di penitenza. Era la prima domenica di Agosto. L’epidemia andò
lentamente perdendo di mordente fino a scomparire del tutto nel mese di
Dicembre. La peste fu dichiarata ufficialmente cessata l’8 Dicembre di quell’anno.
Da allora ogni anno e fino a qualche decennio fa i Ciccianesi ripetevano quella
processione nella prima domenica di Agosto in forma solenne. Un pio sacerdote, Don Giovanni Miele, che per
molti anni servì come cappellano zelante la SS. Vergine raccontava: Anche a me,
la felice memoria dell'Arciprete Ravelli, tra tanti miracoli che la Madonna
degli Angeli elargiva a prò dei suoi devoti vi fu questo. Mentre la falce
pestilenziale della morte mieteva le vite umane, sovente un pastorello
sordomuto, che conduceva al pascolo il suo piccolo gregge per la
campagna, si recava presso il Tempietto della Madonna per salutarla, se non con
la lingua, col cuore. Un bel giorno la Regina degli Angeli gli comparve in
forma di bellissima Signora, e accarezzandolo gli disse : va subito al paese
dal Signor Commendatore e digli che la SS. Vergine degli Angeli da questo momento
ha allontanato il flagello della peste da Cicciano e dai paesi vicini, e ciò
racconterai ancora a tutti quelli che incontrerai. Il miracoloso evento,
accrebbe la fiducia verso sì grande Signora, e tutti i Ciccianesi la salutarono
per loro speciale patrona, e giurarono di onorarla ogni anno nell'ottava di
Pasqua, con pompa solenne, e con processione di penitenza nella prima domenica
di agosto che per concessione poi del Vescovo Renzullo, fu rimandata al
quindici agosto, giorno sacro e solenne alla madre del Signore.Memori
e riconoscenti gli scampati ristrutturarono ed ampliarono il tempio a spese del
commendatore Branciforti nel 1661, il quale applicò la targa
Vi
fu a messa un eremitaggio nel 1746 di un giovane monaco, Fra Girolamo Esposito,che aveva
fatto voto di castità e viveva della questua che il popolo Ciccianese gli
offriva.
Nel
1770 la chiesa si arricchì dell’affresco del noto pittore Nolano (così comunemente conosciuto in seguito alle nozze con una Nolana) ma di nascita Afragolese (ringraziamo il signor Domenico Corcione per queste informazioni) Angelo
Mozzillo raffigurante il principe delle milizie celesti San Michele, che oggi
si ammira ancora sulla parete di sinistra.
Databile
al 1776 è il pavimento maiolicato presente nella chiesa.
Tra
il 1869 ed il 1874 furono eliminati i due altari eretti dal commendatore
Branciforte, e la chiesa fu ampliata e rialzata per preservarla dalle acque del
torrente Sasso.
Si
deduce, quindi, che dal 1656 ad oggi siano stati registrati spesso continui
restauri al Santuario.
In una brutta notte del 1863 ladri sacrileghi ed assassini, spogliarono la
chiesa e gettarono l'eremita, Antonio di Maddaloni, colla testa giù nel pozzo
che trovasi nell'atrio della chiesa. Fatto giorno, il sacerdote Don Luca De
Luca, passando per quella contrada, intese dei gemiti provenienti dal fondo del
pozzo. Corse, ed accortosi che era l'eremita Antonio, richiamò molte persone ed
anche la giustizia, e subito lo fecero estrarre dalle acque. L'infelice
riavutosi narrò com'era stato gettato nel pozzo, e che era vicino per essere
soffocato dalle acque; ma invocato appena la Madonna degli Angeli, che egli da
più anni serviva fedelmente, sì vide alle spalle una Signora di bianco vestita,
che lo salvò dal pericolo facendo comparire tre pietre, su una delle quali,
egli sedette, e sulle altre poggiò i piedi, erasi trattenuto con lui fino al
momento della liberazione.Nel 1868 il Tempio fu rubato un'altra volta, ma questa volta i ladri furono scoperti e consegnati alla giustizia. Erano alcuni ceffi del Comune di Camposano.
Il
15 Ottobre del 1898 la congrega di carità decide di concedere il Santuario ad
una pia unione di suore allo scopo di fondarvi un orfanotrofio e, nei casi
straordinari di crisi operaria, la mensa. Venne invitata ad accettare l’incarico
la suora Maria Salerni, il contratto di locazione si stipulò il 25 Novembre
1899. Varie vicende, date anche da una morte di una ragazza per malnutrizione e
ferite varie, portò la chiusura di tale orfanotrofio. Una sola cosa però questa
breve parentesi della vita del Santuario ha portato di buono, alla suora, alla
quale fu dato l’incarico, era stata
anche raccomandata di fare un censimento del materiale del Santuario. Dall’inventario
si rileva che il Santuario possedeva, all’inizio del secolo: 12 frasche con
rispettivi candelieri ed una corona corrispondente, un genuflesso rio, un
pannetto ricamato in oro ed un altro giornaliero, una tovaglia di canovaccio
con ricami, 4 tovaglie per l’altare ed un’altra dello stesso genere con
sottostante fodera color paglino, 3 camici con accessori ed un solo cordone, 12
tovaglie per l’altare giornaliere, 2 asciugamani, 1 palliotto, un omerale, 2
stole divise dalle pianete, una cotta, 2 covertine per cuscini, 22 bombesce, 6
pianete di diverso colore, 3 messali di cui uno piccolo, 16 scanni tra piccoli
e grandi, un seggiolone, 2 corporali, 12 purificatoi, altro pannetto per
coprire la madonna, 4 ampolline con piatti ed altri oggetti di chiesa.
Nel
1900 il dipinto della Vergine, che era collocato sotto la mensa, fu tolto e
ricollocato in alto sopra l’altare nel trono marmoreo.
Al
Tempio della Regina degli Angeli accorrevano ogni giorno persone di ogni età,
paese e condizioni ad implorare grazie ed a sciogliere voti. I Ciccianesi due
volte all'anno, nell'ottava di Pasqua ed il quindici agosto festeggiavano con
sontuoso rito e con viva fede la loro liberatrice. Le feste però, nell'anno
1891, nell'ottava di Pasqua, furono splende. S. E. Reverendissima Agnello
Renzullo, Vescovo di Nola, vi tenne i solenni Pontificali e dopo, ben quattro
volte, amministrò il Sacramento della Cresima a gran numero, di persone di ogni
ceto, venuti anche da lontani paesi. L'infaticabile prelato, per condiscendenza
del clero, nobili ed autorità, che l'accolsero con le più vive dimostrazioni di
affetto, essendo la prima volta che egli visitava le sue pecorelle, passò una
giornata nelle stanze che sono alla destra del Tempio. Egli rimase commosso
nell'ammirare la gran moltitudine che da ogni parte accorreva al Tempio, e la
tranquillità con cui le cose si succedevano. Nel licenziarsi dai suoi figli,
dopo impartita la solenne benedizione, disse sorridendo: Invierò un ricordo a
questa chiesa. Il Santo prelato mantenne la promessa, ed un dono prezioso
arrivò. Con decreto del 30 luglio 1891 concesse 40 giorni di indulgenza da
lucrarsi una volta al giorno, a quelli che innanzi all'immagine della Madonna
degli Angeli recitavano 12 ave.
Più
solenni e lussuose furono le feste del 12 aprile dell'anno 1915. Si formò
allora una Commissione con a capo il sindaco Magnotti Luigi; il Presidente
della Congrega di Carità, sacerdote Nucci Francesco ; il promotore della festa
Napolitano Pasquale ed altre zelanti persone, affinchè la miracolosa immagine
della Regina degli Angeli venisse dal Capitolo Vaticano Incoronata. La Madonna
gradì questo singolare affetto dei suoi figli affermandolo con uno strepitoso miracolo
di guarigione nella persona di un cittadino di Castel-Vetere sul Calore della
Provincia di Avellino, a nome Giovanni Prizio, padre di numerosa prole, uomo
tra i 65 anni, ammalato di polmonite, il quale ridotto agli estremi e
licenziato dal medico, non che confortato dai SS. Sacramenti aspettava
serenamente la morte. La moglie, ed i familiari intorno al suo letto lo
piangevano. La notte del 4 aprile, la SS. Vergine comparve in lucidissima
visione all'ammalato e così parlò: Giovanni io sono la Regina degli Angeli,
voglio che sii sano e perfettamente guarito; il male non è più in te, ritornerà
nella tua casa la pace, se verrai a ringraziarmi. L'infermo nel destarsi vide a
fianco uno zelante sacerdote che recitava le preci di rito e la desolata
famiglia che piangeva. Con chiara voce disse loro : siate tranquilli, io sono,
per grazia di Dio e per intercessione di Maria SS. degli Angeli perfettamente
guarito, e raccontò la Celeste visione. Non sapendo ove si venerasse la Madonna
degli Angeli scrisse a varie diocesi limitrofi. La Reverendissima Curia di Nola
rispose che presso Cicciano trovavasi il Tempio dedicato alla Regina degli
Angeli. La nuova del miracolo venne comunicata alle autorità ecclesiastiche di
Cicciano, che la diffusero tra il popolo, ed in un baleno si sparse anche tra i
paesi vicini. Tutti aspettavano il 12 aprile festa solenne dell'incoronazione
della Regina degli Angeli, l'uomo redivivo. Non potendo intervenire in quel
fausto avvenimento, perché trovavasi in convalescenza sciolse il voto il 2
maggio in devoto pellegrinaggio insieme al Parroco e tutti i familiari. Egli si
trattenne tre giorni al Santuario per dare sfogo agli affetti dell'anima sua
verso sì grande Signora. Anche in quel giorno vi fu una seconda festa.
Accorsero da ogni parte al Santuario, gente di ogni condizione per assistere
alle sacre funzioni che si svolsero in ringraziamento della ricevuta guarigione
; ed anche per conoscere da vicino il fortunato figlio di Maria, e tributargli
sensi di stima, di riconoscenza e di cortesia.
Negli
anni il Santuario è rimasto nel cuore di tutti i Ciccianesi che ancora oggi,
nell’ottava di Pasqua, mentre la processione di penitenza è stata spostata a
settembre tra la prima e la seconda domenica.
Da
non dimenticare è l’enorme contributo e la forte devozione di fra Girolamo
Russo, ultimo monaco del nostro Santuario che ci ha lasciato una ricostruzione
della storia della nostra chiesa e un famoso canto che ancora oggi il popolo
Ciccianese canta nella processione che sis volge nell’ottava di Pasqua.
ARTE E ARCHITETTURA
Il
Santuario ha un'unica navata alla fine della quale è posto l'altare. Su
quest'ultimo si apre un tempietto con timpano curvo che ospita l'antica
raffigurazione della Vergine, di autore ignoto del XIV secolo. Sulla parete
occidentale una nicchia ospita un affresco raffigurante S. Michele Arcangelo,
opera di Angelo Mozzillo del 1770. La facciata della chiesa è molto semplice,
con una campata centrale a due ordini delimitati da lesene che sostengono un
timpano triangolare e due corpi laterali a due piani in cui si aprono finestre
ad arco. Al centro della facciata si apre il portale rettangolare sormontato da
un finestrone che dà luce alla navata. Il campanile seicentesco, sul lato
sinistro della chiesa, è a pianta quadrata in stile bizantino e termina con una
cupola a bulbo impostata su un basso tamburo circolare. Nel sagrato antistante
il Santuario, ai due lati del cancello d'accesso, si notano due strutture
simili a pozzi, che sono in realtà prese d'aria per i locali ipogei presenti
nel sottosuolo del sagrato stesso.
Da una bottega di Maddaloni provengono le riggiole ancora esistenti nella chiesa datate 1776. In queste riggiole è presente una rigorosa unità stilistica che riflette le suggestioni delle luminose composizioni pittoriche sempre con un brioso lirismo. Sulla tavolozza dei riggiolari di Maddaloni prevalgono i colori giallo e verde che prevalgono su tutte le altre tinte senza alcuna apparente legatura, anzi a volte con dissonanza palese. Questo però non deve trarre in inganno l’osservatore, perché nell’insieme i maiolicari hanno creato suggestivi ed originali effetti coloristici. Tale maioliche spesso venivano realizzate su prototipi fatti su disegni o su dei cartoni. I maestri di Maddaloni probabilmente arrivavano da una colonia Saracena trasferita a Lucera per ordine di Federico II e successivamente, per ordine di Carlo II d’Angiò, furono trasferite a Napoli. Uno dei centri meridionali che già all’epoca era specializzato nella produzione di ceramica era appunto Maddaloni.
BIBLIOGRAFIA
-“CICCIANO,
storia, tradizioni, arte e cultura” del Comune di Cicciano, con la collaborazione di Domenico Capolongo.
-“Atti
fatti e notizie su Cicciano e la sua gente” di Francesco Petillo
-“La
storia dei Sordi” di Girolamo Russo
Buongiorno. Sono un divulgatore storico di Afragola (Na). Complimenti per il sito, molto ben strutturato, e per la cura che avete del santuario. Volevo però farvi rilevare che Angelo Mozzillo, autore del pregevole Arcangelo Michele e oggetto di una mia ricerca storiografica da anni, è afragolese di nascita, e che passa per nolano avendo sposato una donna di laggiù. Vi chiedo se potreste correggere la denominazione del Mozzillo
RispondiEliminaSalve a lei, la ringraziamo per l'utilissima informazione. Correggeremo subito il tutto. Buona giornata.
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